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DEFINIZIONE
Per
scuola dell'infanzia, scuola materna, giardino
d'infanzia, o anche genericamente asilo infantile
o asilo, si intende l'organizzazione pre-scolastica
destinata ai bambini dall'età di 3 anni
all'età di 6 anni e che precede la scuola
primaria. Si esprime oggi in una pluralità
di modelli istituzionali promossi da diversi
soggetti: lo Stato, gli Ordini Religiosi, le
Associazioni e le Cominità parrocchiali,
gli Enti Locali.
Questa
denominazione è stata introdotta dalla
Riforma Moratti del 2003 in sostituzione della
dicitura "scuola materna", inserendola,
in questo modo, a pieno titolo, nel sistema
educativo. La durata della scuola dell'infanzia
è di 3 anni, come già nei precedenti
ordinamenti (per approfondire vedi: storia della
scuola italiana). Non riveste carattere obbligatorio;
questa fase di scuola è generalmente
caratterizzata da gioco e convivenza con i compagni,
in prepararazione alla scuola primaria. La scuola
dell'infanzia è un ambiente educativo
di esperienze concrete e apprendimento riflessivo
nei diversi ambiti della vita dei bambini.
Le
attività che vengono proposte vengono
strutturate in relazione ai campi d'esperienza,
ossia obiettivi di apprendimento da conseguire
durante tutti i tre anni di scuola. Le Indicazioni
nazionali per la scuola dell'infanzia del 2007
li definiscono in questo modo:
-
il sé e l'altro (le grandi domande, il
senso morale, il vivere insieme);
- il corpo in movimento (identità, autonomia,
salute);
- linguaggi, creativià, espressione (gestualità,
arte, musica, multimedialità);
- i discorsi e le parole (comunicazione, lingua,
cultura);
- la conoscenza del mondo (ordine, misura, spazio,
tempo, natura).
Generalmente,
la scuola dell'infanzia si divide in tre sezioni
per fasce d'età: "piccoli"
(primo anno), "medi" o "mezzani"
(secondo anno) e infine grandi (terzo anno).
Le sezioni possono anche essere miste, ossia
accogliere bambini di 3, 4 e 5 anni, proponendo
un modello si insegnamento diverso.
Abilitazione
all'insegnamento
Per insegnare alla scuola dell'infanzia è
necessario conseguire il diploma di laurea in
Scienze della formazione primaria indirizzo scuola
dell'infanzia.
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LA
NORMATIVA
La scuola dell'infanzia, di durata triennale,
"concorre all'educazione e allo sviluppo
affettivo, psicomotorio, cognitivo, morale,
religioso e sociale dei bambini promuovendone
le potenzialità di relazione, autonomia,
creatività, apprendimento, e ad
assicurare un'effettiva eguaglianza delle
opportunità educative. Nel rispetto
della primaria responsabilità educativa
dei genitori, la scuola dell'infanzia
contribuisce alla formazione integrale
dei bambini e, nella sua autonomia e unitarietà
didattica e pedagogica, realizza la continuità
educativa con la scuola primaria"
(art. 2 legge n. 53 del 28 maggio 2003).
Nel
rispetto della primaria responsabilità
educativa dei genitori, la scuola di infanzia
contribuisce alla formazione integrale
delle bambine e dei bambini e, nella sua
autonomia e unitarietà didattica
e pedagogica, realizza la continuità
educativa con il complesso dei servizi
all'infanzia e con la scuola primaria.
Il
Ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni,
ha confermato che lo sviluppo, quantitativo
e di qualità, della scuola d'infanzia
fa parte a pieno titolo delle politiche
per le pari opportunità di uomini
e donne rispetto al lavoro. L'anticipazione
dell'età di iscrizione va in questa
direzione ma per attuarla occorre l'attivazione
da parte dei Comuni di condizioni logistiche,
di servizi, di figure professionali aggiuntive
non facilmente realizzabile ovunque e
in tempi brevi.
Per
questo, con la circolare del 31 agosto
2006, è stato chiarito che "In
assenza della definizione di nuove professionalità
e modalità organizzative, condizione
necessaria per l'attuazione dell'istituto
degli anticipi, si è convenuto
di non trattare tale tema in sede di sequenza
contrattuale. Pertanto mancano, allo stato,
le condizioni che possono consentire a
livello centrale l'adozione, in via generale,
di provvedimenti autorizzativi degli anticipi".
In
pratica, per il prossimo anno scolastico,
come chiarito dalla circolare ministeriale
74 del 21dicembre2006 potranno essere
iscritti alla scuola d'infanzia i bambini
che compiono "entro il 31 dicembre
2007, il terzo anno di età. Possono
altresì essere iscritti, a conferma
della consolidata prassi amministrativa,
i bambini e le bambine che compiano i
tre anni di età entro il 31 gennaio
2008. Per questi ultimi, l'ammissione
alla frequenza può essere disposta,
in presenza di disponibilità di
posti e previo esaurimento delle eventuali
liste di attesa; pertanto, nel caso in
cui il numero delle domande di iscrizione
sia superiore al numero dei posti disponibili,
hanno la precedenza le domande di coloro
che compiono tre anni di età entro
il 31 dicembre 2007".
Inoltre,
in via transitoria e solo per l'anno scolastico
2007-08 (le cui iscrizioni si sono concluse
il 27 gennaio scorso) "non si esclude
che, a livello locale, la frequenza per
l'anno scolastico 2007/2008 di coloro
che compiono i tre anni entro il mese
di febbraio 2008 possa trovare ambiti
di praticabilità, nel quadro di
intese tra le singole istituzioni scolastiche
e i comuni interessati, anche a seguito
di informazione alle parti sociali".
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PER
APPROFONDIRE - LA SCUOLA CATTOLICA, OGGI,
IN ITALIA
Conferenza Episcopale Italiana Commissione
per lEducazione Cattolica
La
Chiesa è mandata ad annunciare
e ad incarnare la Lieta Notizia che porta
a compimento la piena dignità e
la libertà dell'uomo. Per questo,
essa è da sempre attenta e sollecita
verso quelle esperienze ed istituzioni,
nelle quali come accade nella scuola -
prende forma l'umanità del domani
e si delinea l'immagine di ciò
che sarà il mondo futuro.
Questo interessamento è più
che mai motivato nel nostro tempo. Oggi,
infatti, è largamente diffusa la
percezione
che la possibilità di riprendere
in mano il corso degli avvenimenti, per
dare ad essi un senso più giusto
e fraterno, dipende dalla formazione di
uomini dotati di responsabilità
e di autonomia. I cristiani perciò
sono seriamente impegnati a garantire
nella scuola una presenza vivace ed incisiva,
che sia rispettosa della natura e delle
diversità dell'ambiente in cui
gli uomini vivono. La partecipazione diventa
un appello e un modo di essere ai quali
non ci si può sottrarre. Tocca
infatti ai cristiani nella scuola, e quindi
soprattutto ai laici, dare vita ad una
cultura e ad un'azione educativa che promuovano
la liberazione integrale della persona
e suscitino dialogo e comunione interpersonale.
E così pure è compito delle
Chiese locali attuare una pastorale organica,
per mezzo della quale sia sostenuta, coordinata
e verificata l'azione che i cristiani
- personalmente o nelle varie forme associative
- svolgono all'interno delle istituzioni
scolastiche. In questo modo la scuola
italiana potrà riconoscere nel
Vangelo un impulso vitale e costruttivo,
per superare positivamente la crisi che
ormai da tempo la travaglia - come riflesso
della più vasta crisi morale e
sociale - e per condurre a fioritura i
germi della speranza che è pure
possibile intravedere. Non si può
infatti non nutrire fiducia e speranza
guardando ad una realtà umana al
centro della quale sono i bambini e i
giovani: nelle loro attese il futuro è
già presente. In questo contesto,
che riguarda tutta la scuola italiana
(statale e non), si colloca l'invito alla
Chiesa italiana a prendere seriamente
in considerazione il problema della Scuola
Cattolica. Tale invito ha origine dalla
chiara convinzione della permanente validità
della Scuola Cattolica e delle ragioni
che la sostengono, le quali si rivelano
particolarmente significative nell'attuale
momento storico vissuto dalla Chiesa e
dalla società civile, di cui la
Chiesa condivide ansie e speranze. La
situazione attuale della scuola appare
infatti caratterizzata - più che
in altri momenti storici - da una complessità
di tensioni verso prospettive pedagogiche,
culturali e sociali rispondenti ad esigenze
molto diverse e perfino contrastanti.
È necessario rendersi conto che
questa situazione ha radici lontane nel
tempo, così come è necessario
prendere atto che nessun serio rinnovamento
della scuola sarà possibile senza
porre alla base sicuri riferimenti a progetti
riguardanti l'uomo, la libertà,
la responsabilità, il senso della
storia, della cultura e della società.
Si riflette oggi sulla scuola, in modi
più o meno evidenti, quella crisi
culturale che nasce dal "conflitto
di umanesimi" caratteristico del
nostro tempo e delle società moderne.
I cattolici, d'altra parte, sanno che
le culture non sono indifferenti per la
fede cristiana. Essi hanno una originale
concezione dell'uomo, della sua natura,
del suo destino, della persona e della
società, che è insieme frutto
di ragione e dono di rivelazione. Tale
concezione costituisce il punto sicuro
di riferimento della propria identità
e li orienta nell'opera di revisione delle
possibili ambiguità o dei disvalori
provenienti dai diversi umanesimi. In
questo senso la Scuola Cattolica non ha
soltanto da adempiere ad un compito educativo
e didattico nei confronti dei propri alunni,
ma è chiamata ad assolvere anche
ad un compito di presenza attiva della
"cultura cattolica" nel nostro
tempo, per un confronto critico e costruttivo
in vista della formazione integrale della
persona umana e del bene comune della
società. È anche a partire
da questa realtà che si rivela
feconda e significativa la presenza di
strutture - quali la Scuola Cattolica
- che sono esperienze di comunione e di
collaborazione, nella diversità
dei doni e dei servizi, e hanno la funzione
di allargare spazi culturali ed educativi
finalizzati ad una integrale promozione
umana, in un contesto di libertà
e di pluralismo. Specialmente in un tempo
di crisi e di incertezza, non è
utile a nessuno mettere a tacere voci
e presenze dalle quali può venire
un aiuto e un'indicazione per il cammino
da fare. Con questo documento si intende
anche manifestare apprezzamento e solidarietà
a tutti coloro, uomini e donne, consacrati
e laici, che nella scuola, e in particolare
nella Scuola Cattolica, offrono quotidianamente
il loro servizio, tra difficoltà
sempre crescenti e spesso anche senza
vedere adeguatamente riconosciuta la loro
fatica. I Vescovi sono pienamente consapevoli
dei problemi assillanti che vengono posti
oggi alle Scuole Cattoliche, soprattutto
sul piano organizzativo, normativo ed
economico, fino al punto da suggerire
non di rado l'ipotesi di abbandonare il
campo e di assumere altri servizi. Essi
si augurano, quindi, che questo documento
sia, per tutte le Scuole Cattoliche e
per tutte le Chiese che sono in Italia,
un motivo per sostenerne l'impegno e per
suscitare solidarietà e nuova fiducia.
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